Multistrada V4: la moto della discordia?

Valerio Garagiola

La Multistrada V4 rappresenta un altro passo verso l’evoluzione del brand, adottando sempre più motori 4 cilindri: gli appassionati saranno d’accordo?

La nuova Multistrada V4 rappresenta un altro passo importante orientato verso l'evoluzione del proprio listino. Tagliandi ogni 15.000 chilometri e regolazioni valvole ogni 60.000 chilometri sono voci che fino a pochi anni fa non erano nemmeno contemplabili per un motore Ducati. Per non parlare del sistema Radar creato in collaborazione con Bosch e il Politecnico di Milano: la Multistrada V4 è la prima moto al mondo ad essere equipaggiata con uno strumento simile. Non è difficile osservare e rimanere colpiti da questa moto. La prima volta che comparì il nome Multistrada nel listino Ducati era il lontano 2003: estetica azzardata, motore Desmodue da 1000cc per 92 cavalli; per alcuni preistoria, per molti altri un mezzo perfetto ma sottovalutato. 

Per i puristi del marchio, tuttavia, la Multistrada V4 rappresenta l'ennesimo duro colpo verso la denaturalizzazione del brand Ducati, quello fatto di frizioni a secco e telai a traliccio tanto belli da essere usati come complementi d'arredo. Difficile dargli torto, ma anche dare loro ragione.

Se analizziamo l'ultima nata della famiglia, la Multistrada V4 è veramente pensata per portare l'utente ovunque lui voglia (punto ampiamente sviluppato dalla campagna pubblicitaria), grazie alla quantità indescrivibile di elettronica e alla ruota anteriore da 19 pollici che rappresenta il giusto compromesso su asfalto e sterrato. Anche la protezione aerodinamica appare più generosa rispetto al vecchio modello bicilindrico e la sagomatura delle borse laterali pare non creare problemi anche ai passeggeri più minuti.

Quello che, a giudizio della redazione, può non convincere è l'estetica: ha perso personalità, specialmente nella parte frontale, mentre la vista laterale è appesantita dai convogliatori d'aria atti a far respirare il V4. Complessivamente, le linee meno tese la fanno sembrare meno italiana (la zona fari ricorda, molto vagamente, la Honda Crossrunner). Un altro punto che lascia perplessi è la spasmodica ricerca di cavalli anche su moto che devono macinare chilometri e consumare poco: 170 cavalli sono davvero necessari?

 

Ed ora, arriviamo ad altri due punti dolenti: forcellone tradizionale al posto del monobraccio, icona delle moto più performanti di Ducati, e telaio in traliccio sostituito con una unità monoscocca al quale è stato collegato un telaietto posteriore con traliccio in vista. Il contentino per il purista Ducati.

Per chi Ducati vuol dire solo bicilindrico, il listino offre la 1260 Enduro e la rinnovata 950: motore V2 a 90 gradi, ma incapaci di soddisfare quella fetta di smanettoni che poteva fare lunghissime vacanze in moto con passeggero e bagagli e, all'occorrenza, liberare la moto del peso extra ed affrontare senza remore i passi di montagna.

La nuova V4 rappresenta un'ulteriore evoluzione tecnologica di uno dei brand italiani più apprezzati, ma è la meno Ducati di tutto il filone Multistrada: sarà una moto che spaccherà, in tutti i sensi.

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