Tunisia Extended Version – dal mare al deserto – Stage 2

Riccardo Fanni

Secondo giorno di viaggio, direzione sud. Il deserto si avvicina ed il paesaggio si colora delle sfumature del color terra. Una delle tappe più lunghe, con dei nuovi “insoliti” compagni di viaggio

Sveglia presto e motore avviato già alle 8.00 di mattina, da Tabarka. Dopo la partenza iniziano subito delle belle curve, quelle che ogni motociclista ama. La tenuta è buona, anche se a tratti viene fuori ancora l’asfalto liscio. Il paesaggio è collinare, si attraversano molti paesi quasi tutti uguali, senza che ci sia nulla di apparentemente interessante. Questa è una tappa di trasferimento, molto guidata, che passa a pochi km dal confine algerino. Un cartello dopo un tornante mi indica che il confine algerino è vicino. Siamo a circa 1000 metri sul livello del mare e l’aria è frizzante, il K segna 12 gradi sotto il sole.

Ad un certo punto, scendendo dalle montagne, veniamo affiancati da una pattuglia della polizia che ci fa cenno di seguirli. In pratica i poliziotti ci aprono la strada, gli abbiamo riferito dove siamo diretti e ci dicono di proseguire insieme per motivi di sicurezza. In realtà sembra si stiano divertendo e mi convinco che forse siamo più un “passatempo” per loro piuttosto che un reale oggetto di lavoro. Ci dicono che è per la nostra sicurezza, ma quando ci fermiamo si siedono anche loro a prendere un thè e ci fanno domande tecniche e curiose sulle moto.

Lungo una delle tante strade dritte che proseguono verso sud, ci fermiamo ad un tipico chiosco locale, con tanti tavolini fuori e qualche cliente. I nostri nuovi “amici” ci fanno compagnia e ne approfittano anche loro per prendere qualcosa di caldo. Il paesaggio in questa zona è ancora a tratti verdeggiante, con alberi e piantagioni ai lati, ma si intuisce che iniziamo a rivolgere lo sguardo verso sud.

Scendendo dalla moto noto un piccolo imprevisto, ovvero che l’estensione della piantana del cavalletto si sta staccando, ho già perso una delle 3 viti e le altre 2 sono quasi fuori. Fortuna che Franco (uno dei miei compagni di viaggio) ha la brugola giusta del 6, proprio quella che a me sfortunatamente manca nel kit che ho con me… due serraggi e la piantana made in China torna solida al suo posto. Per la vite persa ci penserò al rientro in Italia, ora il tutto è solido e va bene cosi.

Ripartiamo, in gruppetto di 3-4 moto, i nostri nuovi amici poliziotti preferiscono che passiamo la giornata insieme, anche se onestamente non ne vedo la necessità. Di tanto in tanto mi fermo a fare qualche foto, il paesaggio mi incanta e merita; si sussegue tra colline verdi, zone montagnose e boschive e zone che sembrano piuttosto aride.

I piccoli ponti sui fiumi prosciugati, con la loro visuale panoramica, permettono di rimanere incantati dalla varietà dei colori della terra, ed anche di rimanere negativamente colpiti dalla lontananza di attenzione verso il territorio, cosa che, purtroppo, caratterizza la zona, essendo il paesaggio, contornato da rifiuti in plastica di ogni genere. Ma anche tutto ciò, nel bene o nel male, è la Tunisia.

I nostri nuovi amici si danno il cambio con varie staffette. Si alternano in tutto in circa 3-4 auto, e, quando arriva l’ora di pranzo, la staffetta del momento ci porta fino ad un paese a vocazione contadina dove uno dei poliziotti conosce un ristoro con cucina, con pergolato sulla strada, dove loro dicono di pranzare spesso. Ovviamente decidiamo di seguirli e loro pranzano vicino a noi ad un tavolo accanto. I piatti sono esclusivamente tipici locali, per cui pranziamo con patate al forno, della carne preparata in stufato e contorno di riso. Come antipasto, piatti di insalate e verdura varie. Niente birra, ed il conto è di una decina di dinari a testa.

Proseguiamo.

Arriviamo a Gafsa che è primo pomeriggio. I 350 km sono volati ma sono stati abbastanza pesanti, li abbiamo fatti tutti in una tirata.

Ora il paese si presenta desolato e la periferia abbastanza squallida. Sporca. Si capisce che siamo nella parte più rurale e contadina del paese. Ci sono pochi turisti in giro, ed il fascino e la bellezza risiedono proprio in questo; visitare posti, vedere come e dove vive la quotidianità la gente del luogo, senza girare in mezzo a ondate di turisti giapponesi dal portafoglio facile. Viaggiare è anche questo, cercare di mescolarsi alla gente locale e, a mio avviso, la moto è lo strumento migliore per farlo.

Decidiamo di fare una passeggiata nella zona del paese dove ci sono dei resti archeologici, ovvero due vasche, grandi quanto palazzine, costruite dai romani. Ci dicono essere le “terme” del posto, che durante l’estate vengono riempite, dove la gente trova un po’ di refrigerio dal caldo africano e che vengono circondate da bambini, anziani e gente in cerca di riposo.

L’impatto architettonico è incredibile, sarebbe come immaginare il centro storico di un paesino del nostro meridione, fatto di molta pietra, in cui all’improvviso si aprono queste due grandi voragini, perfettamente squadrate, al cui loro interno ci sono metri d’acqua. Ne approfitto per fare pausa e prendermi un altro thè, rilassandomi anche con un tipico narghilè.

Proseguiamo passando per delle vie centrali, storiche, e ci fermiamo a prendere dei souvenir. I prezzi non sono turistici, ma per gli abitanti del posto, per cui partono bassi e la contrattazione non è molto pesante. Si inizia a scorgere l’imbrunire e decido di lasciare il gruppetto facendo rientro in hotel con un taxi, alla modica cifra di 5 dinari per 15 minuti di corsa, nel caotico traffico di Gafsa alle 19.30 di sera.

Nasser, l’autista, mi fa domande sull’Italia, da che città vengo e dove sono diretto, provo ad accennare a delle risposte sperando che capisca, visto che lui parla solo arabo e francese ed io solo italiano e inglese. Mentre guida, mi domando come faccia ancora ad avere gli specchietti, visto il suo stile di guida un po’ da film americano, vorrei chiederglielo, ma non parliamo una lingua in comune, e questo non mi permette di comunicare con lui. Il passaggio in taxi rimane indimenticabile.

Cena e chiacchiere con i nuovi amici, mentre il sonno prende velocemente il sopravvento ed intorno alle 22:30 sono già a letto, dopo aver impostato il giro del giorno dopo sul navigatore.

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