Il cinquantino: siamo sicuri che sia morto?

Luca De Tommaso

Quando ogni genitore racconta qualche sprazzo della propria infanzia, i 50ini vengono quasi sempre citati. Ma è proprio vero che oggi non li vuole più nessuno?

L’altro giorno ero seduto alla fermata dell’autobus, quando ho visto un ragazzo impennare su una bici elettrica; subito mi è venuto in mente il mio cinquantino, un bellissimo Ciao bianco dell’87, al che ho pensato: possibile che oggi nessuno sia più interessato al caro, “vecchio” motorino? Possibile che i giovani non “abbiano più voglia di essere autonomi”?

La risposta, al contrario di quanto si possa pensare, non è così semplice e scontata: bisogna pensare che dagli anni ’80 le regole ed il mondo sono cambiati molto, a partire dal 1986, anno di introduzione dell’obbligatorietà del casco. Esso, salvando fortunatamente la salute di innumerevoli ragazzini, è stato l’inizio della fine per il cinquantino, in quanto da quel momento in poi, grazie ad una serie di normative che ponevano dei limiti ai motorini, hanno iniziato a cadere in disuso.

Il cinquantino di oggi, però, è da considerarsi, motore a parte, un mezzo completamente diverso rispetto a quello che era in origine. Esso, infatti, era stato pensato per essere un mezzo pratico, relativamente economico, che si potesse guidare senza patente, che non avesse la targa o l’obbligo di assicurazione.

Oggigiorno, infatti, il motorino non rispetta più quasi nessuna di queste idee, a seguito di tutte le limitazioni che si sono susseguite negli anni. Da considerarsi è poi anche il cambio di mentalità dei genitori, che, senza essere polemici, è evidente che sia più apprensivo di quanto lo fosse quarant’anni fa. Il ciclomotore è purtroppo spesso visto come il male, qualcosa di pericoloso e che sia molto meglio spostarsi in altro modo.

Se poi ci si aggiunge il costo della patente, che da privatista è di circa 100 euro, mentre, affidandosi ad una scuola guida, può raggiungere i 400 euro e il fatto che per superare l’esame è, ovviamente, necessario studiare. Pensando poi alla spesa del motorino (che oggi costa molto più che in passato) e a quelle di revisione, bollo e assicurazione, è innegabile che sia normale preferirgli altri mezzi.

A questo proposito, sono molteplici le alternative: aspettare e prendere uno scooter 125 o conseguire direttamente la patente della macchina, oppure utilizzare la bicicletta elettrica. Essa, per quanto diversa dal cinquantino in quanto a forma, funzionamento ed utilizzo, è molto simile alle caratteristiche elencate sopra, ovvero quelle secondo le quali il motorino era stato pensato. La bici è infatti senza targa, si può guidare a 14 anni senza patente e senza obbligo di utilizzo del casco, oltre a non avere obbligo di assicurazione e revisione.

La manutenzione è poi molto più economica, così come anche la bici stessa: oggi una e-bike può costare dai 500 euro per i modelli economici, fino ai 2000 euro per i modelli più performanti. Possono sembrare dei costi molto elevati, ma se si considera la bicicletta come un mezzo di trasporto familiare, ovvero che si condivide, ecco che la spesa sembra già più sensata. Essa è inoltre vista come un’alternativa più sicura, in quanto si tratta comunque di un qualcosa che non dovrebbe circolare in strada, ma sulle piste ciclabili.

Ricapitolando, i giovani non stanno cambiando, anzi, hanno la stessa mentalità di una volta. Quelli che stanno cambiando sono i tempi in quanto, da dei motorini ci si sta orientando verso le biciclette elettriche. Questo passaggio, per quanto possa essere accolto con rammarico dai più, compreso il sottoscritto, è più che comprensibile, visto quanto detto in precedenza. Ovviamente non tutti i ragazzini non desiderano più il cinquantino, anzi, molti lo vogliono oggi come allora. Purtroppo, sono una percentuale più ridotta, ma pur sempre viva e presente.

In futuro le biciclette, come già sta succedendo per i monopattini, verranno limitate sempre di più. Ci sarà probabilmente un giorno nel quale, come io chiedo a mio padre di raccontarmi di quando andava in Vespa senza casco, i miei figli mi chiederanno di raccontargli di quando facevo la stessa cosa, ma in bicicletta.

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