Corso di guida dinamica in moto – parte 2: l’uso della gomma

Chiudere le gomme. Croce e delizia di molti motociclisti, ma serve ad aumentare l’efficacia della guida su strada? I consigli sull’utilizzo delle gomme, il comportamento, l’importanza del fattore sicurezza e gli elementi di rischio nella guida dinamica su strada

NOTA: i capitoli precedenti di questa guida sono in fondo all'articolo.

Tempo fa, durante un corso, mi è stato chiesto come arrivare a chiudere le gomme, se ci fosse una tecnica particolare e che tipo di guida adottare. Il discorso è ben più complesso ed articolato di quanto possa sembrare, ovvero la soluzione non risiede in qualcosa di specifico, bensì in un quadro generale di guida che nel suo insieme deve racchiudere e far collimare determinati aspetti correlati alla dinamica del mezzo.

Sconsiglio SEMPRE di focalizzare le proprie uscite nell'intento di raggiungere questo obiettivo, proprio perchè senza concetti fondamentali, propedeutici ad una guida corretta, si rischia solo di finire in terra. Inoltre voglio rimarcare che chiudere la gomma è assolutamente ininfluente ai fini dell'efficacia su strada, non deve essere vissuto come un traguardo bensì come la risultante di una determinata tecnica.

Spesso nei miei giri motociclistici ahimè, mi imbatto in gruppi di centauri che si lanciano a velocità folli su brevi rettilinei, per poi proseguire nel misto tagliando le curve invadendo la corsia opposta, una vera roulette russa !! Si intraprendono curve a velocità che non si riescono a gestire e quindi si finisce dall'altra parte !!! E' solo questione di tempo, anzi di statistica, prima o poi ci si fa del male !!

Quindi in ausilio a chi mi aveva chiesto lumi in merito e a chiunque adotti una guida improvvisata che vede come obiettivo di chiudere la gomma, riporto quì di seguito alcuni principi :

L’uso della gomma correlato alla guida dinamica

Generalmente le gomme sono l’elemento fondamentale per poter capire e rivelare lo stile di guida di un motociclista su strada. O meglio, nei chilometri in cui sono state guidate, riescono a fornirci elementi e dettagli, tali da poter rendere una chiara panoramica di come sono state usate, rivelando così il profilo di guida del pilota che ne ha fatto uso fino a quel momento.

Le gomme sono uno strumento diagnostico eccezionale, sapendole leggere riescono inoltre a rivelare anche eventuali problematiche tecniche, specie nell’uso in pista, riferite ad assetto, sospensioni o distribuzione dei pesi. Tornando all’uso stradale, spessissime volte sento motociclisti disquisire in merito alla famosa “chiusura della gomma”, che per tanti rappresenta l’ostacolo e l’obiettivo da raggiungere.

Per chi non ne fosse a conoscenza, per “chiusura della gomma” s’intende il raggiungimento di un’inclinazione tale, da sfruttare e coprire la totale superficie della spalla, risultando così all’occhio consumata fino al bordo estremo senza lasciare i famosi cm scoperti. Ebbene mi sento di poter consigliare a tutti coloro che mirano all’ottenimento di questo risultato, che anzitutto è sbagliato l’approccio che mira semplicemente al piegare di più, finalizzando l'intera guida al solo scopo di raggiungere quel dato obiettivo.

Spesso si va a forzare sui nostri limiti e le nostre capacità, magari con espedienti che si possono rivelare pericolosi. Il problema si focalizza in merito al classico residuo dei pochissimi centimetri che resistono alla chiusura della spalla, e che sembrano rimanere irragiungibili, con la sensazione di aver piegato all’inverosimile, ma poi andando a controllare l'esito, nulla è cambiato !!!

Cerchiamo di capire meglio e dare una spiegazione, proprio perché quei pochi centimetri residui, che possono sembrare insignificanti, rappresentano invece la punta di un iceberg che nasconde problematiche sostanziali correlate alla nostra guida. Bisogna anzitutto partire da un paio di presupposti che sono fondamentali e propedeutici nella gestione di questa tematica: in primis vi è la sicurezza, questa deve essere presupposto fondamentale sul quale impostare la nostra passione .

Ricordiamoci che siamo su strada, la moto è anzitutto divertimento e svago, non deve essere vissuta come una sfida o con spirito agonistico, (lo dico e ne sono profondamente convinto, malgrado spesso il sottoscritto in un lontano passato non è stato un fulgido esempio). Per quel genere di velleità esiste la pista, che ovviamente rappresenta una dimensione diametralmente opposta.

Quando si è in strada non bisogna mai arrivare al limite delle proprie possibilità, ciò significherebbe abbattere tutte le riserve di sicurezza che abbiamo, trasformandoci in proiettili ingovernabili, incapaci di poter gestire un qualsivoglia imprevisto. Ricordiamoci che il limite di ognuno di noi scaturisce dalla valutazione cognitiva e visiva del cervello che elaborando dati e fattori, stabilisce parametri e reazioni, delineando così la la nostra guida.

In merito al discorso dei “soli pochi centimetri “, sappiate che questi rappresentano uno scoglio insormontabile, per il semplice fatto che la gomma, con quella linea di demarcazione e con quello spazio residuo, altro non fa che mostrarci visivamente il nostro limite.

Quindi spesso, dietro a quello che sembrerebbe un solo e semplice grado di inclinazione da raggiungere, si nascondono un insieme di fattori ben più complessi che caratterizzano la nostra guida, evidenziandone cosi pregi e difetti che risiedono nell’interpretazione di vari elementi quali velocità, percorrenza, angolo di piega, sommati poi alla postura e quindi rigidità, posizione della testa, etc. Insomma da una miriade di variabili che, unite tra loro creano il risultato ed il responso che poi appare visivamente scritto ed inciso sulla gomma.

A questo punto ci si chiede come poter arrivare ad una soluzione volta a migliorare ed a correggere la nostra guida senza forzare e/o correre rischi ? E’ ovvio che è difficile dare delle risposte del tutto teoriche e generalizzate, non esiste la ricetta assoluta, proprio perché ognuno di noi ha sviluppato un proprio stile di guida, assolutamente soggettivo, che racchiude vari elementi distintivi che si differenziano in pregi e difetti.

Risolvere con la sola teoria, senza poter esaminare lo svogimento della parte pratica, non è semplice, ma comunque si possono dare dei validi consigli che sicuramente possono aiutarci a capire la strada da dover perseguire.

Quindi cominciamo dicendo che uno degli elementi fondamentali risiede nella “FLUIDITA’”. Cercare di abbattere i propri limiti forzandoli su strada, come abbiamo già detto, è stupido, pericoloso e specialmente non porta risultati. Le forti frenate, le violente accelerate, le alte velocità, con gli ingressi forzati, producono importanti trasferimenti di carico che abbattono la sicurezza con il risultato di una guida impiccata e sporca che su strada non ha senso di esistere.

Il piacere di guida è ben altro !! Scorrevolezza e fluidità sono i fondamenti per una guida pulita ed efficace. Si comincia imparando ad andare “piano”. Questa è la fase più importante perché propedeutica ad un corretto stile, semplice e dinamico. Non si può andar forte se prima non si impara ad andar piano e credetemi che è più difficile di quanto ci si possa immaginare.

La moto nella guida su strada non dovrebbe mai essere violentata, ed è solo andando piano che si ha veramente modo di ascoltarla entrandoci in sintonia, cercando di capire in totale tranquillità il comportamento e le reazioni ad ogni vostra richiesta. Prendete come base scuola dei percorsi a voi noti e percorreteli lentamente, facendo attenzione di far “scorrere” la moto dentro le curve.

Cercate di essere leggeri e delicati nella guida, andate piano, la velocità non serve a nulla, al momento dovete concentrarvi nel riuscire ad essere fluidi e regolari. Frenate il meno possibile, in ingresso curva usate il posteriore e poco l’anteriore, in modo da non generare trasferimenti di carico che destabilizzano e sporcano la guida. Fate sempre attenzione di non attaccarvi al manubrio e di non imprimergli forza, siate sempre neutri e fate scorrere la moto in percorrenza nel modo più “rotondo” possibile.

Percorrete sempre tutta la linea della curva senza mai tagliarla (ovviamente rimanete SEMPRE ben all’interno della vostra corsia). Piegate dolcemente la moto, favorendo la percorrenza con marce alte che aiutano a mantenere una spinta costante ed un assetto stabile e neutro.Insomma la moto la dovete far scivolare il più dolcemente possibile,

Questi sono gli ingredienti fondamentali per ottenere scorrevolezza ed efficacia, e guarda caso, poi chi è scorrevole e pulito è altresì veloce ed efficace. Ma ciò che alla fine interessa non è l’essere veloci, ma bensì la bellezza ed il gusto delle sensazioni che si possono percepire senza sforzi particolari.

Non fossilizzatevi mai al segno sulla gomma forzando il limite ostinandovi a cercare la piega massima fine a se stessa, anche perché l’angolo d’inclinazione è il risultato della vostra interpretazione della curva sommata alla velocità di percorrenza. Piuttosto cercate di applicare queste regole che sono i fondamenti per una guida efficace e sicura. Nel momento in cui avrete acquisito questi fondamenti, vi renderete conto che il limite piano piano si sposterà sempre più in avanti senza che ve ne accorgiate e con assoluta naturalezza.

Altro aspetto fondamentale, macinate chilometri !!!!! Più state in sella e più svilupperete affinità e confidenza con la vostra moto, l’esperienza è tutto ! Impossibile pretendere risultati usando la moto in maniera del tutto saltuaria. Se venite sorpassati da qualcuno che è più veloce, lasciatelo andare, spesso nel vano tentativo di raggiungerlo, si rischia inutilmente di fare imprudenze, quali cominciare a tagliare le curve o finire nella corsia opposta, mettendo a serio rischio voi e gli altri, con la concreta possibilità di finire in terra.

Ricordate che il nostro limite è nella nostra testa ed ognuno di noi ha il proprio, forzarlo in una determinta circostanza non risolverebbe nulla .Non improvvisate mai una guida sportiva su percorsi mai fatti. Solo facendo tanta pratica si ottengono dei risultati concreti. Il più evidente sarà quello di poter constatare un consumo più omogeneo della gomma, e quindi anche una durata maggiore, apprezzando specialmente una migliore guidabilità del mezzo.

Infatti ottenendo un consumo uniforme spostato anche sul bordo estremo della spalla, si ridurrà la tendenza della gomma a scalinare, ossia a generare quel differenziale di spessore tra la zona di maggior usura e quella dove il consumo rimane pressoché inesistente, creando così quel fastidioso dislivello che va ad influire sulla guida in termini di precisione e discesa in piega. 

Ricapitolando, non cercate risultati immediati, la fretta è il peggior nemico, non forzate mai la guida, i miglioramenti si ottengono con la calma ed il tempo, specialmente imparando a conoscere la propria moto. Solamente andando piano si ha modo di capire il proprio mezzo creando feeling ed empatia. Per andar forte bisogna prima imparare ad andar piano !!

Buona strada a tutti, bikers !!!

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