Prova SWM Superdual T 2018

Gianluca Salina

Unica monocilindrica a confronto con le bicilindriche di pari cubatura, nella comparativa che abbiamo svolto in Corsica se l’è cavata alla grande. Il peso ridotto la rende estremamente svelta nei cambi di direzione e la ruota da 19″, al pari della V-Strom 650, permette puntate in fuoristrada un po’ più impegnativo della semplice strada bianca.

15 Giugno 2018. La prova della SWM Superdual T fa parte della nostra comparativa di crossover medie 2018. Il nome SWM non sarà forse stra-conosciuto tra i più giovani (anche se non è detto, vista l'attuale gamma della casa varesina), ma gli over 40 non possono non ricordarsi questo marchio, rinato di recente grazie all'impegno di un gruppo guidato dall'ingegner Ampelio Macchi, che vanta un passato prestigioso in Husqvarna

La moto inclusa in questa comparativa rappresenta, con la gemella Superdual X e la RS 650 R il top di gamma della attuale produzione della casa di Biandronno, che ha ricevuto nuova linfa grazie a capitali cinesi, ma che ha mantenuto R&D e design italiani. Già il nome Superdual sarebbe sufficiente ad identificare questa moto. Dual è una denominazione che arriva dal glorioso passato, ma si è ormai quasi persa. Identifica mezzi in grado di essere ugualmente a proprio agio sia su asfalto che in fuoristrada, con quest'ultimo che può andare oltre alla semplice strada bianca, normalmente alla portata di quasi qualunque moto.

COM'E' FATTA

La SWM Superdual T non tradisce la sua natura e, delle cinque moto messe a confronto, è quella che presenta la la maggiore altezza da terra, 860 mm. Questo non inficia, se non marginalmente, l'accesso alle persone di bassa statura, grazie al fatto che la moto ha un… vitino da vespa, alias è stretta, sia nel serbatoio che nella sella, permettendo alle gambe una discesa estremamente diritta e che consente un appoggio a terra abbastanza agevole.

Inutile dire che tutto ruota attorno al monocilindrico bialbero di 600 cc, imbrigliato in un telaio monotrave a doppia culla in acciaio verniciato di rosso. Un po' per l'architettura del motore, un po' per la tradizione racing di SWM, la moto abbraccia la filosofia anglosassone, che vuole mezzi che, sull'altare dell'essere leggeri, sacrificano senza troppe remore un minimo di potenza.

La potenza comunque c'è, intendiamoci, dal momento che i cavalli sono oltre 57, mentre sul fronte peso, la creatura del marchio di Biandronno è in "deficit", visto che, sulla bilancia fa segnare 169 kg a secco. All'anteriore una ruota da 19 pollici fa capire che mettere le gomme dove non c'è asfalto non è un problema, per questa moto, anche in virtù della loro misura, che 110/80 all'anteriore e 140/80 al posteriore.

La frenata è assicurata da due dischi, da 300 mm davanti e da 220 mm dietro, prodotti da Braking, mentre l'impianto firmato Brembo. La sospensione anteriore, realizzata da Fast Ace, è a steli rovesciati e regolabile all'anteriore, così come è regolabile il monoammortizzatore posteriore. Completano il quadro il cavalletto centrale, i paramani, una coppia di faretti supplementari, due valige laterali realizzate da GiVi e brandizzate SWM ed una piastra posteriore utile per ancorare una sacca. Di nostro, non avendo a disposizione la sacca, abbiamo saltuariamente aggiunto un bauletto Givi per testare il comportamento della moto anche in queste condizioni, che non hanno assolutamente variato il giudizio dinamico.

Il telaietto reggi-cupolino, in tubi tondi, si presta ottimamente per il fissaggio di un navigatore satellitare, piuttosto che di un roadbook nel caso si decida di lasciare l'asfalto per un percorso sterrato. La strumentazione è minimal per dimensioni e funzionalità, ma è in grado di fornire tutte le indicazioni utili alla marcia. Una particolarità, sul blocchetto di destra è presente un pulsante che consente di disinserire l'ABS sulla ruota posteriore. Lo scarico è doppio e posizionato a lato della sella, di dimensioni generose, così come le maniglie per il passeggero. Nella dotazione del modello in prova anche coppa e barre paramotore.

COME VA

C'era molta curiosità, nello scoprire come va la SWM Superdual T. Dall'aspetto un po' spartano ed unica monocilindrica in una arena zeppa di bicilindriche, la sua scheda tecnica aveva comunque fatto comprendere che la creatura di Biandronno non era nel gruppo soltanto per fare numero. Sono poi bastati i primi metri da parte di ognuno di noi per confermare l'impressione statica. Sì, perché questa Superdual è talmente piacevole da non essere credibili, nel raccontarlo. Bisogna provarla, per avere il quadro reale delle sue qualità.

La posizione in sella è insospettabilmente comoda. Ci si trova "inseriti" all'interno della moto, con il largo manubrio che infonde una sensazione di controllo totale. Il monocilindrico spinge forte già da bassissimi regimi e, mai come in questo caso è inutile insistere con il gas, perché il motore della Superdual da il meglio di sé subito, tra i 2500 ed i 6500 giri. Le vibrazioni sono più contenute di quello che ci si potrebbe attendere, anche se sono un po' maggiori rispetto alle bicilindriche oggetto del test, ma mai fastidiose.

Il peso ridotto produce i suoi benefici nel misto-stretto, dove la moto è rapidissima. Mandarla in piega e ritirarla su è un gioco da ragazzi. La potenza frenante non è da MotoGP, ma comunque nella media ed adeguata al tipo di mezzo, che non tradisce la sua vocazione sportiva nemmeno nelle sospensioni, tendenzialmente rigide, specie quella anteriore, anche se le possibilità offerte dai registri consentono di adeguare l'assetto ai propri desiderata.

Non è stata la più "solida" in assoluto in curva, delle cinque moto provate, ma è in ogni caso rimasta allineata alla concorrenza, rivelandosi precisa e stabile nei curvoni veloci, così come estremamente maneggevole nelle strade tortuose. Il suo pane sono i passi montani, quelli zeppi di tornanti, dove con altre tipologie di moto si fa il conto alla rovescia di quanti ne mancano ancora all'appello. Con la Superdual T invece, finiscono senza accorgersene e quasi-quasi si vorrebbe averne ancora qualcuno da affrontare.

L'esemplare datoci in prova disponeva inoltre di una sella, che potremmo definire comfort, non ancora presente nel catalogo della casa varesina, ma che lo sarà a brevissimo, per cui si è trattato di un test all'interno del test, per questo particolare componente, che è stato passato a pieni voti e che costituisce un accessorio  di cui valutare attentamente l'acquisto in caso si voglia utilizzare la moto come macina chilometri.

A dispetto del fare il verso e derivare da moto da enduro/regolarità, la Superdual T si presta infatti anche ad un utilizzo turistico, anche se limitarla a ciò risulterebbe riduttivo. Anche in questo caso, come in quello della V-Strom 650 XT, siamo in presenza di una moto realmente all-purpose che, per quanto riguarda la monocilindrica di Biandronno, è meno sbilanciata verso la strada di quanto lo sia la seiemmezzo di Hamamatsu.

Se provassimo a dare i numeri, cosa che peraltro normalmente ci riesce benissimo, potremmo azzardare un 70% di destinazione stradale ed un 30% di off-road. Infine, se dovessimo fare il consueto gioco a dover per forza scoprire qualcosa che cambieremmo su questa moto, diremmo la posizione dell'avvisatore acustico, che sposteremmo al di sotto di quello degli indicatori di direzione, e… sì, stiamo facendo i pistini all'ennesima potenza!

IL GIUDIZIO DEL PASSEGGERO

La Superdual T di SWM è stata definita insospettabilmente comoda. Merito certamente della sella, così come delle maniglei di generose dimensioni, posizionate adeguatamente al pari delle pedaline del passeggero, sistemate decisamente in basso, in modo da permettere di viaggiare con le gambe sufficientemente distese. Le vibrazioni prodotte sulle pedane non sono state giudicate fastidiose, così come il comportamento del monocilindrico, rivelatosi più "civile" di quello che ci si poteva immaginare.

A CHI SI RIVOLGE? 

Non è una moto proprio per tutti, questa Superdual T di SWM, anche se lo è per molti. Questo non tanto per essere la più economica del lotto, piuttosto perché rappresenta un'ottima soluzione per chi non si accontenta di tenere sempre le ruote sull'asfalto, visto che il mezzo lo consente, ma vorrebbe magari evitare di acquistare una seconda moto per questo tipo di utilizzo.

In questo la monocilindrica varesina è l'uovo di Colombo, in quanto racchiude sostanzialmente un'anima fuoristradista ed una stradale, con la possibilità, in questo secondo caso, di poter considerare l'idea di viaggiare con un passeggero al seguito e senza che questo debba patire l'eccessiva scomodità tipica delle enduro dure e pure.

Ultimo e non meno importante, con questa moto ci si porta a casa un qualcosa di non convenzionale, che non mancherà di farsi osservare, in un universo dove il design sta forse un po' unificando le linee. Poco sopra si parlava di prezzo. La Superdual T di SWM, disponibile anche nella versione per neopatentati, si può acquistare con meno di 7500 €

Si ringraziano SWM Motorcycles per aver messo a disposizione la moto oggetto della prova ed i seguenti partner per aver fornito materiale ed abbigliamento tecnico:

INFO

Luogo: Corsica (Francia)
Tester: Alessandra Meschia, Elisabetta Gianotti, Rosa Palmieri, Fabio Di Tella, Gianluca Salina, Marco Cantamessa, Maurizio Giargia, Vincenzo Gagliano

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