Prova Yamaha Tracer 700 GT Pack

Gianluca Salina

Derivata dalla MT-07, con cui sta contribuendo al successo degli ultimi anni di Yamaha, la Tracer 700 in versione GT Pack rappresenta forse l’offerta in chiave più sportiva oggi disponibile nel segmento crossover , grazie al peso contenuto ed alle qualità del motore CP2

15 Giugno 2018. La prova della Yamaha Tracer 700 GT Pack fa parte della nostra comparativa di crossover medie 2018. Quando, nel 2013, Yamaha presentò sul mercato la MT-09, prima esponente di una famiglia di moto che la casa di Iwata raggruppa sotto il nome di Dark Side of Japan, forse nemmeno gli estimatori del brand dei tre diapason avrebbero creduto ad un successo così importante come invece questi mezzi hanno ottenuto, risultando una delle colonne portanti delle vendite della casa di Iwata negli ultimi cinque anni.

Nel 2014 fu la volta della MT-07, da cui deriva la Tracer 700 che abbiamo provato, arrivata sul mercato due anni dopo la naked. Sesta assoluta, nel I semestre 2018, tra le moto più vendute in Italia, la media di Yamaha rappresenta la terza declinazione arrivata sul mercato della piattaforma ricavata attorno al motore CP2, dopo alla già citata MT-07 ed alla XSR 700. La sua è una vocazione a metà strada tra le sport tourer e le crossover, forte della compattezza del mezzo e del brio del motore, caratteristiche riunite sotto un unico cappello ed a cui si aggiunge quella di un prezzo di acquisto davvero aggressivo che ha concorso a decretarne il successo.

COM'E' FATTA

La parentela tra la Tracer 700 e la MT-07 è assai più stretta di quanto si possa pensare, dal momento che si tratta sostanzialmente della stessa moto per quanto riguarda telaio e motore. Quello che cambia, a livello di sovrastrutture, è parte dell'anteriore, dove un cupolino che integra un doppio faro con luci diurne a LED ospita anche un parabrezza in plexiglass.

Le dimensioni di quest'ultimo sono abbastanza ridotte, ma la protezione offerta è buona, almeno fino a velocità codice, anche se tutto fa supporre la cosa valga anche oltre i limiti autostradali. Sempre all'anteriore, un cerchio da 17 pollici con pneumatico di misura 120/70 agisce in simbiosi con una forcella tradizionale, priva di regolazioni.

Sul ponte comandi troviamo lo stesso display della sorella naked, un full digital che restituisce indicazioni su velocità, contakm, due parziali, livello di carburante, orologio, temperatura esterna, temperatura motore, marcia inserita, consumo istantaneo e consumo complessivo. La diversa conformazione della parte retrostante il cupolino rispetto alla MT-07, ha permesso il posizionamento più avanzato della strumentazione, a vantaggio della facilità di lettura.

Diverso anche il manubrio, che è più largo di 61 mm e presenta una barra di rinforzo/porta navigatore ed i paramani in tinta. Il serbatoio, da 17 litri, è stretto e profilato e, insieme alla sella, anch'essa snella, permette di contenere la larghezza della moto, a vantaggio delle gambe. In questo modo, anche chi non è un gigante può appoggiare in sicurezza i piedi a terra. Da segnalare che l'esemplare fornitorci da Yamaha era dotato di sella comfort.

Il vero cuore della Tracer 700 è però, ovviamente, il motore, un bicilindrico di 689 cc in grado di sviluppare 75 cv a 9000 giri ed una coppia di 68 Nm a 6500 giri. Si tratta di una unità caratterizzata dalla fasatura a 270° a scoppi irregolari, marchio di fabbrica di Yamaha. Denominata Crossplane dalla casa dei tre diapason ed utilizzata per la prima volta sul motore della YZF R1, consente una risposta brillante ai bassi regimi, senza sacrificare il rendimento agli alti, il tutto condito da bassi consumi, a livello di eccellenza di categoria.

Nella parte posteriore troviamo altre due novità, rispetto alla MT-07. In primis il forcellone, più lungo di 50 mm rispetto alla naked, per migliorare ulteriormente la trazione, su cui è infulcrato un monoammortizzatore dimensionalmente identico a quello della sorella da cui la Tracer 700 deriva, ma dalla diversa taratura, anche in questo caso regolabile nella compressione. La seconda variante è rappresentata dalla sella, in un pezzo unico, che assicura maggiore comfort rispetto al doppio sellino della nuda mossa dallo stesso motore.

In questo caso, al posteriore trova posto un cerchio da 17 pollici che calza un pneumatico 180/55, la misura più ampia tra quelle riscontrate sulle moto di questa prova, rallentato da un disco singolo a margherita da 245 mm, mentre all'anteriore ci sono due dischi, anch'essi a margherita, che hanno un diametro di 282 mm. Il sistema frenante è ovviamene dotato di ABS, mentre non ci sono controlli elettronici, nè differenti mappature motore.

COME VA

Leggera e dotata del motore più potente del lotto, è molto rapida cambi di direzione, arrivando a giocarsela con il peso-piuma SWM Superdual. Gli uomini Yamaha hanno lavorato sulle sospensioni, rispetto alle unità della MT-07 (peraltro anche loro riviste nel my 2017) ed un po' di differenza si sente. In particolare il mono posteriore soffre meno, rispetto al suo predecessore, della mancanza di regolazioni, compressione della molla esclusa.

Ad Iwata hanno evidentemente fatto uno step in avanti per quanto riguarda la parte idraulica e risulta smorzata la parziale tendenza al "rimbalzo" sulle asperità tipica di un eccessivo precarico della molla. Adesso, senza esagerare con i click in chiusura, la risposta è migliorata senza risultare troppo seduta, anche se la taratura complessiva è sempre votata al tendenzialmente morbido, per privilegiare il comfort di marcia.

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Per il resto, il CP2 Yamaha è un gran bel motore, in grado di girare sornione al di sotto dei 2000 giri anche con rapporti lunghi innestati, per poi riprendere con decisione fino in zona rossa, con un tiro che non accenna a calare di intensità, se non poco prima del limitatore, a regimi in cui è inutile insistere, anche perché risulta più efficiente sfruttare le caratteristiche di regolarità di erogazione e di capacità di risposta all'apertura del gas del bicilindrico di Iwata.

Anche la coppia é estramente lineare lungo tutto l'arco di erogazione, con accelerazioni e riprese che rendono davvero divertente questa moto, la quale sfrutta anche il minor peso rispetto alle principali concorrenti, ma beneficia in ogni caso di un cambio ben spaziato, anche se lievemente tendente al corto, caratteristica che non inficia i consumi.

Vedere l'indicatore del consumo istantaneo al di sotto dei 4 litri ogni 100 km (oltre 25 km/litro) è infatti tutt'altro che utopistico, a dispetto del fatto che la moto è quella che, tra le cinque in prova, ha la vocazione sportiva più spiccata. Merito del motore CP2, delle linee, del peso contenuto e di altri particolari, come ad esempio la sella che, pur comoda, è più sottile rispetto alle concorrenti, anche nella versione comfort di cui l'esemplare oggetto del test era dotato.

Se proprio si deve trovare un difetto a questa moto, occorre guardare alla mancanza di un pomello per la regolazione della compressione della molla sul mono posteriore, cosa che invece alcune sue rivali hanno, ma capirete che il peccato è davvero veniale. Resta inoltre la curiosità di come sarebbe potuta essere, a livello di maneggevolezza e reattività, se fosse stata disponibile la misura 160/60-17 al posteriore, magari come alternativa al 180/55 invece utilizzato.

IL GIUDIZIO DEL PASSEGGERO

Qui i pareri sono stati un po' contrastanti, nel senso che non c'è stata unanimità nel definire molto comoda la sella, dal punto di vista del passeggero. Alla fine il giudizio la colloca nella media, mentre invece sono state apprezzate sia le maniglie, di dimensioni adeguate e posizionate in modo ottimale e la spaziatura offerta dalle pedane, per un comfort complessivo più che sufficiente.

CONCLUSIONI

La crossover media di Yamaha rappresenta un ottimo compromesso tra sportività e vocazione turistica. Tutto ruota inevitabilmente attorno alle prestazioni del suo motore, che la rende appetibile sia da parte del motociclista neofita (esiste la versione depotenziata a 35 kW), sia per il biker navigato alla ricerca di una moto dal comportamento brillante ma non impegnativa a livello di costi, così come il motociclista di ritorno, con la definizione di motociclista che abbraccia sia il pubblico maschile, che quello femminile. 

Questa Tracer 700 GT Pack è stata presentata pochi mesi fa e mette a disposizione accessori che, se acquistati singolarmente, farebbero crescere il prezzo ben oltre gli 8690 Euro chiesti per questa versione, una cifra in linea con la concorrenza e con i contenuti offerti, quelli di una tourer facile e svelta, in grado, all'occorrenza, di essere davvero molto divertente, conservando però bassi costi di esercizio.

Si ringrazia Yamaha Italia per aver messo a disposizione la moto oggetto della prova ed i seguenti partner per aver fornito materiale ed abbigliamento tecnico:

INFO

Luogo: Corsica (Francia)
Tester: Alessandra Meschia, Elisabetta Gianotti, Rosa Palmieri, Fabio Di Tella, Gianluca Salina, Marco Cantamessa, Maurizio Giargia, Vincenzo Gagliano

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