La vicenda Ducati-Marquez ha tenuto costantemente banco nei mesi scorsi, fino a sfociare nell'annunciato divorzio dell'otto volte campione del mondo da Honda e con, a brevissimo, l'atteso annuncio ufficiale dell'ingaggio dello spagnolo da parte del team Gresini. Il pilota di Cervera il prossimo anno salirà dunque sulla D16 satellite, entrando nell'orbita di Borgo Panigale e condividendo il box con il fratello Alex.
Quello che succederà dopo, sia a livello di risultati sportivi che di eventuali nuovi movimentiche riguardano l'ormai ex portacolori Honda, è difficile prevederlo. Una certezza è però evidente già adesso e riguarda il fatto che l'operazione Marquez sia stata una vittoria su tutti i fronti di Ducati e di Gigi Dall'Igna. L'ingegnere veneto è stato l'altro protagonista del mercato, dal momento che la casa dell'ala dorata lo avrebbe voluto a lavorare sulla RC213V.
Il suo arrivo alla corte di Tokyo sarebbe stato caldeggiato dallo stesso Marquez, ma il direttore generale di Ducati Corse ha preferito rimanere dov'è, riuscendo, in più, a "portarsi in casa" Marquez, alias il pilota che, se fisicamente a posto e su una moto performante, ancora oggi rappresenta l'avversario più temibile per gli alfieri Ducati, con buona pace di Aleix Espargaro e Brad Binder.
Una mossa, tre effetti. Confermando la sua presenza in Ducati ha rafforzato il suo status di uomo di fiducia della rossa, anche e soprattutto agli occhi dei tifosi. La gestione sportiva frutto del new deal che lui ha portato a Borgo Panigale è oggi giunta a piena maturazione ed infatti il titolo di Bagnaia dell'anno e quello di quest'anno (che finirà di nuovo al piemontese, piuttosto che a Martin o a Bezzecchi, tutti piloti in sella alla D16), ne è la prova.
Declinando l'invito di Honda ha inoltre evitato di dover ricominciare tutto ex-novo in un ambiente sconosciuto, con tutto quello che ne poteva comportare. La casa di Tokyo è certamente un colosso, è il maggiore costruttore di moto al mondo ed ha risorse di ogni tipo per risollevarsi dalla quella che è probabilmente la sua crisi più nera da quando esiste la MotoGP. Sta però anche facendo i conti con una tradizionale maggiore lentezza dei costruttori giapponesi a virare in modo netto dalla strada sempre seguita.
L'arrivo di Marquez nella sfera Ducati ha poi permesso a Dall'Igna (ed alla casa bolognese, ovviamente) di togliere ai concorrenti della rossa la possibilità di accaparrarsi il pilota di Cervera. Radio-paddock, complici anche gli sponsor, ha ripetutamente citato un interesse di KTM per lo spagnolo, oltre al fatto che anche Aprilia potesse essere potenzialmente interessata a lui. Questo al netto di tutto il discorso economico, che era molto probabilmente più alla portata del brand austriaco che non di quello di Noale.
Messo tra le fila amiche il principale pericolo, ha così creato le condizioni potenziali per un ciclo vincente in Ducati qualora lo spagnolo si adattasse particolarmente bene ad una moto con la quale stanno andando forte in molti. Oggi unanimemente considerata la migliore moto in griglia e vincitrice, tra Sprint e e standard, di 22 delle 28 gare disputate quest'anno, la D16 ha già portato al successo quattro piloti diversi.
Da qualunque parte la si guardi, la vicenda Ducati-Marquez è stato un capolavoro di strategia dell'accoppiata Borgo Panigale-Dall'Igna. Se tutto questo si concretizzerà in futuri successi nessuno può dirlo ma, la mossa, a livello strategico, sulla scacchiera della MotoGP è di quelle davvero pesanti e denota l'acume strategico della gestione corse della casa bolognese.