Superbike: le incongruenze del regolamento 2018

Gianluca Salina

Il controverso regolamento Superbike 2018, ancora da approvare a tre manche dalla fine del mondiale ed a poco più di un mese dai test invernali, è ancora e sempre più sulla graticola, con la ormai nota regola del limite di 500 giri superiore al regime di rotazione del motore stradale, un qualcosa che rischia di introdurre una seppur piccola disparità tra due e quattro cilindri.

Con Gara-1 di Jerez che è andata in archivio con la 13a vittoria di Jonathan Rea e la Kawasaki su 23 manche disputate, è d'obbligo il ritorno del tormentone sul cosa potrebbe fermare un dominio, quello del pilota nordirlandese e della ZX-10RR, che va ormai avanti da tre stagioni. La risposta a questa domanda sta cercando di fornirla DORNA, con un regolamento Superbike 2018 che ha però già sollevato un nugolo di polemiche.

Senza stare lì a ripetere la storia del lupo (questo è un precedente articolo che tratta l'argomento), cerchiamo di capire perché, oltre alle implicazioni "etiche", se così vogliamo chiamarle, dell'introdurre degli handicap per chi ha avuto la bravura di lavorare un po' meglio degli altri (e questo non riguarda solo Kawasaki ma, ad esempio, anche Aprilia), ci sia qualcosa di fondamentalmente poco comprensibile.

Tutto ruota attorno alla ormai famosa regola del regime massimo di rotazione del motore stradale più 500 giri, che dovrebbe divenire operativa il prossimo anno, in quanto già esposta ai team. Il condizionale è d'obbligo, dal momento che, a sole tre manche dalla fine del mondiale 2017 ed a quaranta giorni dai primi test della prossima stagione, il regolamento non è ancora stato approvato.

superbike2017

La prima domanda che sorge spontanea è perchè 500 giri? Nell'ottica di una riduzione delle prestazioni per uniformarle, ma anche per calmierare i costi, quali saranno poi, le differenze con una Superstock, il cui regolamento preliminare non prevede alcuna limitazione di questo tipo. Sarebbe buffo, se le Stk1000 risultassero più potenti delle loro "sorelle maggiori", posto per inciso che questo non significherebbe andare più forte, visto che elettronica, sospensioni e resto rimarrebbero più evolute sulle WSBK, ma questa è un'altra storia.

Ed ancora, 500 giri sui 13mila (ed anche oltre) che un moderno quattro cilindri di serie è in grado di raggiungere, rappresentano il 3.85% del totale. Discorso diverso invece, se gli stessi 500 giri vengono rapportati ai 10750 della Panigale R che, essendo un bicilindrico, lavora a regimi inferiori. In questo caso la percentuale sale al 4.65%.

Il gap tra i due numeri è risibile, ma introdurrebbe una pur piccola disparità. Possibile che in Commissione Tecnica non si sia pensato a fissare un parametro fisso ed uguale per tutti? Questo potrebbe tradursi, per le Superbike 2018, nella possibilità di raggiungere un regime massimo di rotazione pari a quello di serie più, inventiamo, il 5%, una percentuale indipendente dal frazionamento.

podio-gara1-jerez-2017

L'altro grande interrogativo del momento è ovviamente correlato a questo e riguarda il cià citato ritardo nell'approvazione del regolamento 2018. Questo sta sortendo una situazione ai limiti del grottesco, con i partner di case e team che stanno richiedendo a gran voce le specifiche dei componenti da produrre per la prossima stagione, ma ancora di più in vista dei test invernali. La risposta di costruttori e squadre non ci può essere, perché l'ufficializzazione delle regole non è ancora avvenuta.

Una voce che circola nei box, pur se non confermata dagli interessati, asserisce che già dei test di Portimao, Kawasaki abbia approntato un motore in specifica 2018. Questa unità potrebbe già essere stata usata da Rea a partire dalle libere del venerdì di Jerez, vale a dire dopo la matematica conquista del mondiale di questa stagione, avvenuta a Magny Cours. Di certo c'è che se la Superbike è in crisi, la poca chiarezza e decisione a livello regolamentare non aiuta a vedere la fine del tunnel.

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