Superbike 2017, Phillip Island: l’analisi dopo le gare – parte 1

Gianluca Salina

Anno nuovo e storia vecchia, in Superbike? Sì perché ha vinto ancora Rea, no perché la Ducati è cresciuta molto di motore, ma a ben guardare è migliorata anche la Ninja, anche se forse in minor misura. Demoliti i tempi sul giro del 2016. Con l’arrivo di Melandri sarà lotta a quattro e non più a tre come l’anno scorso. Tutti i numeri di Phillip Island.

Il GP di Australia, appuntamento inaugurale del mondiale Superbike 2017, ha mandato in archivio Gara-1 e Gara-2 con molti punti fermi e qualche incertezza. Nessuno stravolgimento da ciò che si poteva prevedere, anche in virtù dei test condotti all'inizio della settimana scorsa dai team sullo stesso tracciato di Phillip Island che li ha visti impegnati nel week-end appena trascorso.

Come sempre ed al netto delle discussioni e polemiche su un campionato in crisi e via dicendo (non è questa la sede giusta per parlarne), lo spettacolo non è mancato e di argomenti di discussione ce ne sono a iosa. La Superbike è viva e si candida a regalare una stagione, la trentesima della sua storia, che si preannunciava spettacolare e che forse sarà ancora meglio, almeno per quanto visto nel round australiano.

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Sarebbe semplice liquidare la faccenda con Rea e la Kawasaki vincono ancora ma le Ducati sono lì. Quella che resta una delle piste più ricche di fascino del mondo, tra le poche immutate da quasi trent'anni a questa parte, ha restituito un quadro dalle mille sfaccettature. Il campione del mondo e la Ninja sono sempre il binomio da battere, questo non si discute e le rosse sono vicine, ma quanto? Più o meno dell'anno scorso?

Difficile a dirsi con un solo round in archivio, per di più su un tracciato dove i distacchi tra i migliori, almeno nel recente passato, sono ridotti al lumicino. Nel 2016, tra il numero 1 in verde ed il numero 7 di Borgo Panigale, finì nello stesso modo di quest'anno, con il primo che precedette il secondo di 63 millesimi in Gara-1, mentre in Gara-2 Davies si stese all'ultimo giro mentre era incollato al pilota della moto di Akashi.

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Allora dove sono, queste differenze? La principale è che la Ducati va davvero forte sul dritto, più della maggior parte delle 4 cilindri. E' stato così in Gara-1, quando la Panigale R di Davies si è inchinata solamente (e per meno di 2 km/h) alla BMW S1000RR del team Althea guidata da Jordi Torres, mentre in Gara-2 entrambe le rosse hanno fatto registrare la punta più elevata, con Melandri più rapido del compagno di squadra (e Rea distanziato di quasi 4 km/h). La considerazione vale anche per la moto di Xavi Fores, grande protagonista del week-end e costantemente nelle prime posizioni.

Così come l'anno scorso, Tom Sykes è finito sul banco degli imputati, non tanto per il terzo posto a poco più di 1 secondo dal team mate nella corsa di sabato, quanto per la sesta piazza, a quasi 5 secondi dalla vetta, della gara di domenica. Non bisogna però farsi trarre in inganno da questo. La lettura da un altro punto di vista suggerisce che in realtà sia andata meglio dello scorso anno, quando il pilota di Huddersfield giunse quinto e sesto.

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Non è un mistero che al numero 66 della Kawasaki Phillip Island non vada particolarmente a genio. Inoltre, secondo lui lo sviluppo della ZX-10RR è andato in una direzione più favorevole al compagno di squadra. Nonostante questo, l'inglese lascia i panorami australiani con 26 punti in classifica contro i 21 della passata stagione. Merito della Ninja?

Possibile, visto che il crono della Superpole di Rea di quest'anno è stato inferiore di quasi mezzo secondo rispetto al tempo di Sykes del 2016, così come il best-lap di Gara-1 (ancora Rea) è stato limato di 3 decimi e mezzo. Anche qui però, la Panigale non è stata da meno, anzi, dal momento che Melandri ha tolto 1 decimo e mezzo al miglior giro di Gara-2 dello scorso anno (Davies), siglando anche la miglior prestazione in gara del week-end.

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A proposito del ravennate, dato per bollito da alcuni, il numero 33, con l'attenuante di essere a digiuno di gare da quasi un anno e mezzo e di non avere ancora scoperto tutto il suo potenziale in sella ad 1199 R forse mai così vicina alla verdona, ha dimostrato di potersela giocare con i migliori del lotto. In questa ottica, a Borgo Panigale possono pensare di contare su due piloti a pieno servizio, per poter contrastare il duo Kawasaki nella rincorsa al titolo costruttori. Discorso limitato a queste due marche ed ai loro quattro alfieri? Nemmeno per sogno, se ne riparlerà in un altro articolo! 😉

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