Rodolfo Frascoli racconta la sua Triumph Tiger 900

Valerio Garagiola

Dopo averla disegnata e dopo averla resa realtà per la gioia di molti, il designer Rodolfo Frascoli racconta i punti salienti della nuova Triumph Tiger 900

Il designer italiano Rodolfo Frascoli è molto apprezzato nel mondo delle due ruote: dalla sua mente e dai suoi disegni sono nate moto come Moto Guzzi Griso Stelvio, Triumph Speed ​​Triple e Tiger 1050, Moto Morini Corsaro, Granpasso e Suzuki Katana. La sua utlima creazione è la nuova Triumph Tiger 900 Rally Pro in livrea Matt Khaki Green con telaio bianco, che ha ritirato presso la nuova sede italiana di Triumph Motorcycles.

Rodolfo Frascoli è un punto di riferimento nel mondo del design moto: a 14 anni vinse il suo primo concorso di design e poco dopo iniziò la sua carriera accanto a Luciano Marabese, nome storico del design motociclistico italiano, scatenando la sua passione per la moto e il design in generale. Dal 1997 al 2010 ha ricoperto la carica di direttore del centro di progettazione presso Marabese Design. Durante la visita presso la sede Triumph, non sono mancate le domande per capire cosa passa per la testa di un designer affermato in questo settore, dove l'estetica è sempre più in primo piano.

Considerando che le forme e le proporzioni di una moto enduro sono abbastanza vincolate dalla ciclistica e dalle dimensioni ridotte delle sovrastrutture, dove pensi di essere riuscito al meglio ad esprimere il DNA di una vera Triumph?

Inizierei nel definire quale sia il DNA di una vera Triumph: autenticità ed equilibrio senza eccessi. La nuova Tiger 900 ingloba tutte queste caratteristiche tanto che, pur se con un linguaggio formale completamente differente dalla 800 (più robotico e spigoloso) è stata immediatamente riconosciuta come una Triumph al 100%. Il carattere di una moto è il complesso insieme di fattori: proporzioni, gerarchia ed armonia tra gli elementi. Anche lo stesso processo di progettazione di Triumph hanno contribuito molto a creare il DNA della Tiger. 

C’è un dettaglio o un particolare del design che magari al grande pubblico potrebbe sfuggire o sembrare irrilevante ma che tu come designer ritieni particolarmente riuscito, o per il quale magari hai dovuto “combattere” metaforicamente per riuscire a portarlo alla realizzazione finale?

Più che di un dettaglio in particolare, mi  piace sottolineare l'armonia tra gli allineamenti e gli  accoppiamenti della carrozzeria con la meccanica, in particolare il telaio. Una cura quasi ossessiva resa possibile grazie ad un reparto R&D molto positivo ed aperto mentalmente. Un cenno merita il fanale anteriore, ribattezzato sin dall’inizio “the mask”, un concentrato di tecnologia che ha incattivito tantissimo  lo sguardo della Tiger ed il sovrastante meccanismo del plexiglas regolabile molto curato. 

I tuoi primi bozzetti seguivano già la strada che poi è stata intrapresa oppure sei partito da un concept che poi hai modificato sostanziosamente in corso d’opera?

I primi bozzetti hanno sempre, in qualsiasi progetto, lo scopo di esplorare diverse direzioni stilistiche. Sarebbe uno spreco non investire risorse ed idee in questa prima fase. Di bozzetti, quindi, ne sono stati fatti tanti ed il tema era molto articolato da affrontare: da una parte Triumph voleva dare un messaggio forte di quanto stesse investendo nel settore adventure, dall’altra l’esigenza di condividere lo stile tra le due versioni della Tiger con l’anteriore sia da 21” che da 19” ci ha fatto escludere sin dall’inizio un linguaggio stilistico troppo “Dakariano”. Quindi siamo partiti senza esagerazioni per poi aumentare il carattere adventure in corso d’opera, sempre bilanciandolo con le esigenze, e soprattutto le proporzioni più touring, della versione GT con la 19”.

Cosa sono i “the famous italian 10 mm”?

Ci sono designer che sostengono che il bello non si raggiunga senza confronti-scontri tra designer ed ingegneri durante la fase della progettazione. Fortunatamente con Tiger 900 non è stato così e si sono coniugate le esigenze dello  stile con quelle della  fattibilità e dei costi, lavorando in un clima piacevole.
Ma nell’obiettivo di conquistare anche un solo millimetro, per un designer qualsiasi stratagemma diventa lecito e quando chiedevo modifiche che si scontravano con le esigenze tecniche, di fronte alle preoccupazioni degli ingegneri, rispondevo “è una piccola modifica di soli 10 mm“ indicandoli con le dita.
Ma i 10 mm, concessi dopo lunghe trattative, diventavano 20 e certe volte anche di più. Chiedete in Triumph cosa siano “the famous italian 10 mm” e tutti quanti vi risponderanno col pollice e l’indice che si allargano vistosamente…Anche perché di richieste di “italian 10 mm” ne ho fatte molte.

 

Next Post

Kawasaki Puccetti Racing al CIV a Misano

Anche il team Kawasaki Puccetti correrà una gara del CIV per riprendere il ritmo serrato tipico dei weekend di gara, partecipando alla gara di Misano
ArabicEnglishFrenchGermanItalianPortugueseRussianSpanishChinese (Simplified)