Storia del campione Mondial, Carlo Ubbiali

Valerio Garagiola

Il motociclismo di oggi omaggia la leggenda Ubbiali, uomo gentile e mite che ha saputo tenere testa a campioni come Agostini e Nieto

In questo anno nero per il motociclismo praticato, ci lascia una leggenda delle gare: Carlo Ubbiali, detto la Volpe, detentore di 9 titoli mondiali.

La sua storia parte moltissimi lustri fa, quando vinse la sua prima gara nel 1946, la Coppa di Bergamo. L'anno successivo partecipò al Gran Premio delle Mura di Bergamo, in sella a una Dkw 125 avuta in prestito dal comandante della squadra mobile di Bergamo (con la promessa di riverniciarla una volta terminata la gara), arrivando primo al traguardo; venne però squalificato quando si scoprì che non aveva ancora compiuti i 18 anni, al tempo l'età minima per gareggiare in moto.

Incarnazione dello spirito motociclistico degli anni Cinquanta, vinse nove Mondiali (sei nella 125 e tre nella 250) e otto Campionati italiani. Solo il conterraneo Giacomo Agostini, che da giovane lo prese a modello, e lo spagnolo Angel Nieto hanno vinto più titoli di lui nel Motomondiale. Leggende come Mike Hailwood e Valentino Rossi hanno, in epoche successive, appena equiparato il suo record. Dal 1950 al 1960 compresi, ha sempre concluso il Mondiale 125 nelle prime tre posizioni.

La sua prima vittoria mondiale fu con la Mondial, che chiuse un triennio che viene ancora raccontato sui libri di storia: Mondiale conduttori classe 125 nel 1949 con Nello Pagani, nel 1950 con Bruno Ruffo e nel 1951 con Carlo Ubbiali, oltre ai rispettivi titoli costruttori. Nel 1950 e nel 1952, poi, Ubbiali concluse il campionato al secondo posto, sempre con la Mondial.

L'ultima sua apparizione pubblica è stata proprio per F.B Mondial, nel luglio 2019, in occasione del lancio della F.B Mondial Sport Classic, tenutosi a Motosplash, Milano. Evento nel quale, assieme ad altri personaggi quali Emiliano Ostorero, Giorgio Pagani, Aldo Tonelli e Stefano Bonetti, ha ripercorso le sue imprese dei primi anni Cinquanta.

Ubbiali si ritirò dalle corse a soli trent'anni, campione in carica. Per i successivi sessanta ha vissuto come un uomo qualsiasi con una grande passione. Alla domanda sul suo segreto come pilota rispondeva: "Mangiare moto". Un uomo che silenziosamente ha fatto molto per il motociclismo odierno.

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