Mobilità elettrica: Mercato in continua crescita, ma c’è ancora da lavorare.

Edoardo Scepi

Un mercato in costante espansione, in linea con il trend globale, ma con ampi margini di miglioramento: è la fotografia del comparto della mobilità elettrica in Italia secondo le ultime analisi di Repower, gruppo attivo nel settore energetico e della mobilità sostenibile, che ogni anno fa il punto sull’evoluzione di tecnologie, infrastrutture, veicoli e mercato.

In Italia sono state 5.010 le auto full electric immatricolate nel 2018 (+147,3% rispetto al 2017), in controtendenza rispetto alle immatricolazioni totali. Aumenta la propensione all’acquisto dell’elettrico, che si rivolge però soprattutto a soluzioni come l’ibrido plug-in, che costa meno delle “full electric”. Senza dimenticare che l’auto elettrica, è vero, all’acquisto costa di più ma il “Total Cost of Ownership” è molto concorrenziale nel lungo periodo.

Resta però ancora molto da fare: l’Italia è ancora indietro rispetto al resto dell’Europa, basti pensare che entro il 2020 potranno essere installati fino a 13.000 punti di ricarica accelerata e fino a 6.000 stazioni di ricarica ultraveloce, mentre in Germania il piano di sviluppo prevede al 2020 l’installazione di circa 1,2 milioni di stazioni di ricarica. Per sostenere la crescita dei modelli elettrici è fondamentale ampliare le opzioni di scelta per i consumatori, in tutti i segmenti di mercato, e consolidare l’ecosistema intorno al veicolo elettrico, a cominciare dall’infrastruttura di ricarica, perché condiziona l’uso dell’auto nei percorsi interregionali e rappresenta una barriera psicologica all’acquisto.

In questo scenario il digitale può essere un fattore chiave ed i millenials sono senza dubbio un volano per la crescita del settore anche attraverso la share mobility, che si sta sviluppando soprattutto nelle grandi città come Roma e Milano. App, community, social, connettività: la mobilità elettrica ha rapidamente colto le opportunità del mondo digitale, creando un numero quasi infinito di servizi agli utenti. Proprio Repower, per esempio, ha lanciato nel 2018 l’app Recharge Around, per segnalare agli e-driver tutti gli strumenti di ricarica disponibili nelle vicinanze. È estremamente chiaro come sia necessario non solo innovare in termini di prodotto, ma anche lavorare sulla percezione collettiva della mobilità, sempre più lontana dal mito dell’automobile del boom economico e sempre più vicina ad una smaterializzazione dell’oggetto in favore del servizio.

I numeri crescono anche a livello globale: si prevede che nei prossimi 20 anni le auto elettriche rappresenteranno il 55% delle vendite del nuovo e toccheranno il tetto del 33% della flotta globale. In Europa, tutti i Paesi si trovano in una fase iniziale di adozione della mobilità elettrica, a parte la Norvegia. Nel mondo, la Cina è il Paese più avanzato a livello di diffusione di veicoli elettrici dopo Norvegia e Svezia: entro il 2020 il governo del Paese mira a un totale di 5 milioni di punti di ricarica attivi (oggi sono circa 200.000). Un caso emblematico? Il brand automobilistico per i veicoli elettrici Nio, che dal giugno 2018 ha consegnato al mercato cinese ben 11.348 SUV ES8 confermandosi un prodotto di fascia premium pensato per il mercato locale.

Il futuro è l’integrazione delle soluzioni di mobilità elettrica. Sempre Repower, molto attiva nel settore, ha sviluppato una gamma completa di soluzioni di mobilità elettrica che vanno dalla navigazione, con Repowere-, la prima barca completamente full electric, ai Cargo Bike Lambrogio e Lambrogino, progetto firmato dall’architetto Makio Hasuike, fino a E-LOUNGE, la panchina smart per la ricarica delle e-bike (e non solo). Il tutto senza dimenticare l’architrave del modello Repower: Ricarica 101, il circuito che unisce un gruppo selezionato di eccellenze italiane (ristoranti, hotel di pregio, SPA) dotate di stazioni di ricarica Repower.

Entrando più nello specifico del nostro paese segnali incoraggianti provengono anche dall’attuale governo, seppur solamente per quanto riguarda un aspetto minore della faccenda; manca infatti soltanto la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per rendere operativo il decreto sulla micromobilità firmato dal ministro dei Trasporti Toninelli.

A questo punto la palla passa ai singoli comuni che dovranno decidere se applicare la sperimentazione prevista ed ovviamente stilare le ordinanze locali per individuare zone e modalità di utilizzo.

Nel post sulla sua pagina facebook, Toninelli ha scritto: “Ho definitivamente firmato il decreto Micromobilità. Questo significa che, come promesso, in tempo per l’estate può essere avviata nelle nostre città la sperimentazione su strada di monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard. Si tratta di un importante passo in avanti verso una mobilità veramente green e verso un concetto di trasporto cittadino intermodale che permetta a chiunque di scegliere anche mezzi sostenibili alternativi per spostarsi sul tragitto casa-scuola-lavoro. La sperimentazione serve proprio per testare la fruibilità e l’utilizzo in ambito urbano di questi mezzi, garantendo la massima sicurezza di tutti gli utenti della strada. Spero che il maggior numero possibile di sindaci colga questa occasione e proietti la propria città nel futuro, aiutandola nella conversione verso una mobilità dolce e a zero impatto ambientale, di cui c’è grande bisogno”.

Il documento, frutto di un attento lavoro che ha tenuto conto anche delle diverse richieste pervenute al Ministero da parte dell’Anci, l’associazione dei Comuni, ora verrà condiviso con amministrazioni ed enti locali, per arrivare, almeno queste sono le intenzioni del Ministero, ad una sua effettiva entrata in vigore entro la prossima estate, quando si spera possa essere avviata la sperimentazione di monopattini elettrici, Segway, monowheel e hoverboard, e comunque di tutti quei veicoli appartenenti alla categoria “dell’ultimo miglio“, utili per arrivare da casa all’autobus o dalla metro al lavoro, comunque non inquinanti e facilmente trasportabili. Come stabilito dalla legge di Bilancio, sono i sindaci a dover individuare e delimitare le aree in cui avviare la sperimentazione, disciplinando le modalità d’uso dei mezzi.

Tutto questo avviene mentre alla Camera proseguono gli approfondimenti relativi alle norme di aggiornamento del Codice della Strada, che conterrà l’introduzione della categoria "veicoli ecosostenibili": una partita delicata, visto che sul tema si rincorrono proposte diverse e tra loro spesso in contrasto, riguardanti l’inserimento di obblighi come quello dell’assicurazione o del casco, la possibilità di circolare in aree pedonali, sulle corsie preferenziali, o anche contromano.

Fortunatamente in Italia le buone notizie riguardanti l’elettrico non finiscono qui! A quanto pare potrebbe ampliarsi la platea di veicoli che potranno usufruire degli incentivi per passare ad un mezzo “sostenibile”. Un emendamento allarga la platea dei veicoli che avranno accesso all’Ecobonus, a fronte di un altrettanto importante ampliamento della rottamazione ai veicoli con omologazione Euro3.

Anche se si tratta di proposta non ancora approvata in forma definitiva, si può parlare comunque di un importante passo che compensa quella che a molti era apparsa da subito una stortura del provvedimento, che presentava uno sbarramento per veicoli comunque virtuosi: ora tale barriera è caduta, e l’Ecobonus verrà esteso a tutte le moto elettriche e anche alle microcar.

L’emendamento al decreto crescita prevede, infatti, l'estensione del bonus a tutti i veicoli “verdi” di categoria L, ovvero ciclomotori, moto elettriche di ogni potenza (viene quindi rimosso anche il limite di 11 kW), tricicli e quadricicli. Inoltre, l’emendamento estende anche l'ecobonus a chi rottama un veicolo Euro3, mentre finora era possibile solo con Euro0, 1 e 2.

Sul cambio di rotta del Governo ha certo influito anche l’andamento delle richieste di bonus, che dopo la fiammata iniziale si erano quasi fermate, al punto da essere molto al di sotto dei 10 milioni di euro stanziati: la quasi intatta disponibilità del plafond, quindi, ha contribuito all’allargamento dei soggetti potenzialmente interessati al provvedimento.

Per concludere questo piccolo riassunto della situazione “elettrica” in Italia mi interessa riportare la sperimentazione appena iniziata da tre aziende del calibro di Enel X, Nissan e RSE riguardante il Vehicle to Grid.

Il terzetto di aziende ha fatto partire un progetto sul Vehicle to Grid, la tecnologia grazie alla quale le auto possono immagazzinare e restituire energia per la stabilizzazione della rete. Il progetto prevede l’utilizzo di due infrastrutture di ricarica bidirezionale di Enel X, installate nella microrete sperimentale di RSE, che attraverso un’apposita piattaforma di controllo consentono di utilizzare le Nissan LEAF per la stabilizzazione della rete. La completezza delle funzioni che verranno sperimentate fa di questo progetto una novità anche in ambito europeo.

Oggi i veicoli elettrici sono sempre più integrati nell’ecosistema dell’energia passando da semplici mezzi di trasporto a vettori energetici giocando così un ruolo importante nel processo di transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. L’obiettivo del progetto è testare le funzionalità del V2G in base alle abitudini degli utenti privati e di coloro che utilizzano veicoli di flotte aziendali. Durante i periodi di ricarica le batterie saranno impiegate come sistemi di accumulo energetico connessi alla rete, in grado di garantire vantaggi per il sistema elettrico e per i possessori delle auto.

In particolare, la tecnologia V2G permetterà di massimizzare l’autoconsumo di energia rinnovabile da impianti domestici, ottimizzare i flussi di energia prodotta e consumata a livello locale e garantire la continuità della fornitura di energia in caso di interruzioni. A questo si aggiunge l’opportunità per i possessori di auto elettriche di ottenere una remunerazione per i servizi forniti al sistema elettrico, massimizzando i benefici ambientali ed economici della mobilità a zero emissioni. La possibilità di sfruttare per più finalità le batterie attraverso il Vehicle to Grid permetterà così da un lato di disporre, senza costi aggiuntivi, di un sistema di accumulo domestico o aziendale e, dall’altro, di dare un importante contributo alla stabilità e all’efficienza del sistema elettrico; uno strumento in grado di favorire ulteriormente la diffusione dei veicoli elettrici nel nostro Paese.

La diffusione delle fonti rinnovabili non programmabili, soprattutto solare ed eolico, necessita di nuove risorse di flessibilità, e fra queste le tecnologie di stoccaggio rivestiranno un ruolo essenziale. L’attesa crescita del numero di veicoli elettrici in Italia, attraverso il Vehicle to Grid e lo Smart Charging, potrebbe mettere a disposizione una capacità di accumulo tale da contribuire in modo decisivo e con costi contenuti all’efficace integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico.

Sperando che tutto non naufraghi in “qualcosa all’italiana”, la situazione è decisamente incoraggiante.

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