Ducati Diavel 1260 S: first ride

Alberto Casali

Fin dal suo esordio, otto anni fa, la muscle bike di Ducati ha colpito tutti per la sua originalità, con quel ruotone al posteriore che faceva tanto custom cruiser americana … e tutto il resto che invece trasmetteva potenza e “ignoranza”. La Diavel era un connubio mai visto prima, almeno su un prodotto di serie. Detto questo, una volta che si riusciva a distogliere lo sguardo dall’immenso 240 e si cominciava a guardare il resto, esteticamente era una moto che o si amava od era difficile entrarci in sintonia.

Per quanto mi riguarda facevo parte della seconda categoria e in modo magari poco “politically correct” l’ho sempre definita un “mattone con le ruote”. Pur riconoscendo l’incredibile risultato raggiunto dal punto di vista dinamico e di guida proprio non ce la facevo ad farmi piacere il design. Mi rendo conto che dati gli ottimi risultati di vendita raggiunti evidentemente il mio non era un pensiero condiviso dalla maggioranza…. ma molti nella mia cerchia di conoscenti moto-muniti erano abbastanza allineati al mio giudizio.

Con questa nuova Diavel 1260 S credo che Ducati sia riuscita ad ottenere che chi si avvicina a questa moto non venga più preso da attacchi di panico dovuti a sdoppiamento della personalità e bipolarismo acuto a causa della dicotomia tra un mezzo pauroso dal punto di vista prestazionale e quello che il senso della vista gli restituiva. Ora è tutto perfettamente accordato al fine di far aumentare la salivazione man mano che ci si avvicina e ci si prepara a cavalcarla.

 

Per raggiungere questo obiettivo la Diavel 1260 S è stata riprogettata di sana pianta a partire dai fondamentali:

Il telaio non è più portante e la funzione strutturale è stata presa dal motore che diventa elemento stressato con un piccolo telaio in traliccio al quale si attacca la forcella, parimenti il telaietto reggisella ed il forcellone si infulcrano direttamente sul motore.

I radiatori da laterali sono passati ad essere posti più tradizionalmente di fronte ed il massiccio sistema di scarico precedente, con collettori molto in evidenza ed il voluminoso doppio terminale è praticamente scomparso  lasciando al motore il compito di valorizzare il “cuore” della moto, ruolo che svolge egregiamente.

 

Il serbatoio ha mantenuto la sua nota stilistica, largo e ad avvolgere il motore, ma il resto della carrozzeria è esteticamente molto più leggero, aumentando il senso di dinamicità percepito.

La sella-codone, che sovrasta lo stupendo monobraccio ed il summenzionato pneumatico sotto steroidi, ora è più sfilata e, non essendoci più il silenziatore a nascondere la ruota nella vista laterale, rimane in evidenza caratterizzando il posteriore.

Insomma, come detto finalmente il cuore ( estetica ) e il cervello ( prestazioni ) cantano all’unisono la stessa musica. Approfondiamo un attimo le caratteristiche tecniche di questa nuova Diavel 1260 S. Del motore portante e appendici ad esso attaccate abbiamo già parlato più sopra, così come del ruotone “monstre” da 240.

Restando in tema di motore si tratta del 1260 DVT (Desmodromic Variable Timing), cilindrata effettiva 1262 cc. È lo stesso motore montato anche su Multistrada 1260 e Xdiavel, fatte salve le messe a punto specifiche per questa modello. In questa configurazione la potenza massima è di 159 CV (117 kW) @ 9.500 giri/min con una coppia di 13,1 kgm (129 Nm) @ 7.500 giri/min, Il tutto è gestito da una centralina Bosch, alla quale, come ormai di consueto, fanno capo un numero imbarazzante di sensori che permettono la perfetta gestione del mezzo in ogni situazione.

Copio e incollo dalla brochure Ducati l’elenco dei controlli a disposizione: Ducati Safety Pack (ABS Cornering Evo Bosch, Ducati Traction Control Evo DTC), Riding Mode, Ducati Wheelie Control Evo (DWC), Cruise Control, Ducati Power Launch Evo (DPL).

Quanto sopra configurabile nei tre Power Mode possibili, ad ognuno dei quali è abbinabile una configurazione del display per evidenziare diversamente le informazioni visualizzate. L’impianto frenante degno di una sbk è di fornitura Brembo, e gestito da una centralina Bosch con sistema ABS Cornering Evo.

Per quanto riguarda le sospensioni il modello “S” in prova monta forcelle da 48 e mono completamente regolabile Ohlins, mentre la “base” delle Marzocchi 50 e mono regolabile solo in precarico e estensione.

 

Le altre differenze tra base e “S” sono il Ducati Quick Shift up/down (DQS) e il Ducati Multimedia System (DMS) di serie sulla “S” anzichè optional e il Daytime Running Light (DRL). Non sto a tediarvi oltre sulle specifiche tecniche ed acronimi, anche perché trovate tutto facilmente on-line.

Quindi è arrivato il momento di girare la chiave nel quadro accendere il motore per provare questo candelotto di dinamite…… anzi.. anche no… visto che la chiave è munita di transponder e sta comodamente (nonostante le dimensioni) in tasca e per accendere devi solo pigiare l’apposito pulsante.

 

Il rombo del motore di questa Diavel 1260 S è pieno e coinvolgente, nella migliore tradizione dei bicilindrici bolognesi. La seduta, bassa ed inserita nella moto ti fa sentire tutt’uno con il mezzo e la posizione di guida è oltremodo comoda, con le pedane al centro ed il busto eretto quanto basta. Per intenderci non caricato sui polsi come può essere un Monster e nemmeno sdraiato sulla chaise long di le courbusier come sulla Xdiavel.

Appena ci si mette in movimento si capisce che, nonostante le quote ed il ruotone che potrebbero far pensare di poter scendere dalla moto ed andarsene dimenticandosi il cavalletto, abbiamo per le mani un mezzo di un’agilità sorprendente ma che comunque infonde sempre una sensazione di controllo e sicurezza, con un avantreno sempre comunicativo e affidabile.

 

L’inversione di piega nelle “esse” strette è rapida e continua nella sua azione, i curvoni veloci sono il pane della Diavel 1260 S. Il posteriore, grazie al pneumatico Pirelli Rosso III il cui profilo è stato appositamente studiato per adattarsi alla larghezza inconsueta, è sempre ben in appoggio e neutro.. e mentre lo scrivo qui la cosa mi sembra ancora incredibile !!!

Solo nelle pieghe più accentuate si nota qualche piccolo limite sulla spalla ma stiamo parlando comunque di angoli parecchio accentuati ai quali toccano le pedane.

In accelerazione il grip è notevole e la moto molto stabile in uscita dalle curve, pur dandoci dentro con il gas.

Il motore spinge molto forte ad ogni regime, anche per merito del DVT, ed in molte situazioni mentre si va a passeggio si possono sfruttare le marce lunghe senza problemi ed evitare di affannarsi con la leva del cambio.

Su questa “S” in ogni caso è montato di serie il Quick Shift, funziona perfettamente ed aiuta a scaricare la potenza senza scompensare l’assetto nella accelerazioni da dragster che la Diavel 1260 S ti porta ad adottare come stile di guida naturale. Volendo c’è addirittura il Launch System… insomma manca solo il semaforo ad albero di Natale sul display e il paracadute dietro…

Vibrazioni ce ne sono poche e la posizione di guida, unita alla comoda sella, permettono anche lunghe uscite senza soffrire. Com’è logico la protezione aerodinamica non è il massimo, sopra i 150kmh è consigliabile sdraiarsi sul serbatoio, ma è disponibile come optional un cupolino che permette di migliorare molto la situazione.

Il passeggero viaggia comodamente e nel caso di uscite in coppia l’unico problema lo può avere chi guida nel contenersi ad aprire il gas per paura di perdersi chi sta dietro.

Le sospensioni Ohlins permettono un controllo millimetrico delle traiettorie e staccatone, risultando solo un po dure, soprattutto nell’utilizzo in coppia.

Sarebbe bello avere su un mezzo di questo livello delle sospensioni semiattive per decidere tra comfort e prestazioni a seconda della bisogna, ma sembra che Ducati per questo segmento preferisca una impostazione “dura e pura”.

 

Concludendo questa nuova Diavel 1260 S porta avanti la tradizione della sua progenitrice, modernizzandola con tutti i “gadget” elettronici attuali e vestendola con un abito che finalmente la rende immediatamente appetibile anche come moto “da esposizione”.

Un mezzo che permette di essere sfruttato con godimento assicurato in un vasto range di situazioni, dal trasferimento casa/bar con arrivo accompagnato dalle mascelle cadenti degli astanti, alle gite in coppia… ma soprattutto alle sparate in solitaria su strade tormentate !

Come sempre un ringraziamento va a Ducati Motor Holding S.p. A. ed in particolare alla concessionaria DUCATI MILANO per aver messo a disposizione la moto per il test.

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